Sicurezza e tollerabilità della terapia genica putaminale con AADC per la malattia di Parkinson
Nella malattia di Parkinson il beneficio della terapia con Levodopa diventa meno marcato nel tempo, forse perché la degenerazione dei neuroni nigrostriali causa la perdita progressiva della decarbossilasi degli aminoacidi L-aromatici ( AADC ), l’enzima che converte la levodopa in dopamina.
In un modello sperimentale ( primati ), l’infusione intrastriale di un vettore virale adeno-associato di tipo 2 contenente il gene umano AADC ha portato a una robusta risposta a una bassa dose di Levodopa senza gli effetti collaterali associati a più alti dosaggi.
E’ stato condotto uno studio clinico da Ricercatori dell’University of California San Francisco ( UCSF ) su pazienti con malattia di Parkinson moderatamente avanzata.
A questi pazienti è stata somministrata un’infusione intraputaminale del vettore virale adeno-associato di tipo 2 contenente il gene umano AADC.
Le coorti ( 5 pazienti in ciascun gruppo ) di bassa dose e alta dose sono state studiate utilizzando scale di classificazione clinica standardizzate al basale e a 6 mesi.
La terapia genica è risultata ben tollerata, ma la procedura terapeutica è stata seguita da 1 caso di emorragia intracranica sintomatica e da 2 casi di emorragia intracranica asintomatica.
Le scale di classificazione totale e motoria sono migliorate in entrambe le coorti.
E’ stato riscontrato un aumento del tempo-on e un ridotto tempo-off senza aumento del tempo-on con discinesia.
A 6 mesi la PET ( tomografia a emissione di positroni ) ha mostrato un aumento del 30% dell’assorbimento a livello del putamen nella coorte a bassa dose e un aumento del 75% nella coorte ad alta dose.
In conclusione, lo studio ha fornito evidenza di classe IV che l’infusione bilaterale intrastriatale di un vettore virale adeno-associato di tipo 2 contenente il gene umano AADC migliora i punteggi medi alla scala UPDRS ( Unified Parkinson's Disease Rating Scale ) di circa il 30% negli stati on e off, ma la procedura chirurgica potrebbe essere associata a un aumento del rischio di emorragia intracranica e cefalea auto-limitante. ( Xagena2009 )
Christine CW et al, Neurology 2009; 73: 1662-1669
Neuro2009
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